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KERB 3.15

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re di stabilire un record sul Lago Salato a Bonneville nell’agosto 2016. Like no other!

Come nessun’altra, è infatti il motto della Bienville Legacy. Ed è proprio così, con l’utilizzo di

un unico foglio di carbonio per realizzare le sospensioni, abbinate ad un telaio in tubi cro-

mo-molibdeno. Quattro bracci in carbonio regolati da eccentrici “come un arco Paleolitico”

afferma J.T., sostituiscono il braccio oscillante posteriore e la forcella. Il progetto è stato

commissionato dalla fondazione ADMCi/American Design and Master Craft Initiative (www.

admci.org)

, nata con il preciso scopo di fare formazione e valorizzare le attività di design

abbinate all’artigianalità, partendo dalla manualità per arrivare all’uso del digitale. A capo

della ADMCi ci sono Jim Jacoby e Scott Miller, i proprietari della società Bienville Legacy

(http://www.bienvillelegacy.com

). J.T. Nesbitt 43enne formatosi a Shreveport, città natale di

Freddie Spencer, resta famoso per avere assemblato una moto nella facoltà d’arte della

Louisiana Tech e per averla collaudata lungo i corridoi del secondo piano, evitando di farsi

espellere. “Dovevo vedere se funzionava”, si giustifica… Una volta laureatosi ha iniziato a

disegnare per Confederate, la prima casa motociclistica alternativa per clienti facoltosi e

moto che sembrano oggetti futuristici, allora basata a New Orleans prima dell’arrivo dell’u-

ragano Katrina. Nesbitt lavora in perfetta sintonia con Matt Chambers, e progetta bicilindri-

che senza paragoni come la Hellcat e la Wraith (e nella Legacy è chiara qualche reminiscen-

za della Wraith). Quando Confederate si spostò a Birmingham in Alabama, J.T. rimase a New

Orleans e fondò l’atelier Bienville Studios

(www.bienvillestudios.com

). Jean Baptiste de

Bienville fu il Governatore del Quebec che fondò New Orleans nel 1717, da qui il nome del

suo centro di design, dov’è nata anche l’auto Magnolia Special a metano, dal look vintage,

con la quale ha percorso New York-Los Angeles in 89 ore. Il tempo di concepire nuovamen-

te un mezzo estremo a due ruote arrivò nel 2012, quando Jim Jacoby si presentò nel suo

ufficio e gli diede i mezzi per ideare quello che voleva, ovvero un’altra moto in grado di

rappresentare lo step evolutivo della Wraith, con tanto di disegni già pronti. Si trattava del

primo progetto per la ADMCi, e pertanto doveva racchiudere i principi cardine del nuovo

design americano legato all’artigianlità. Nesbitt aveva pensato la Confederate Wraith come

tributo a John Britten e alla sua V-1000 Pro Twins. Così la Bienville Legacy riprende la mede-

sima filosofia del motore portante posizionato molto in basso, per dare maneggevolezza e

bilanciare meglio i pesi, oltre alla forcella anteriore ad arco. Per la scelta del propulsore,

Nesbitt come detto si è indirizzato sul V4 a 90° 16 valvole monoalbero Motus (di Birming-

ham, Alabama) con l’aggiunta di un compressore volumetrico Rotrax per passare da 180 a

300 HP. La velocità massima dichiarata è di 274 km/h (senza compressore), ma la versione

definitiva in vendita lo avrà. Le gomme sono Pirelli Diablo da 17”, accoppiate a cerchi in

carbonio BST. Il peso a secco è di 204 kg. Sarà proprio Jacoby a guidare la moto a Bonne-

ville per cercare di stabilire il record, come dimostrazione delle capacità funzionali di que-

sto capolavoro. Ok, dal punto di vista estetico tutto è molto bello, ma come siamo messi

con la funzionalità? E’ una moto che si può guidare normalmente? E’ all’altezza del suo

look? Per saperlo non restava che provarla e Nesbitt mi ha in pratica arruolato a mo’ di

collaudatore per il primo dei tre prototipi, spaziando dalle strade del quartiere francese di

New Orleans in terza marcia, verso il delta del Missisippi attorno a Baton Rouge. Ebbene

tutti i teoremi ipotizzati da J.T. sulla carta, in pratica funzionano. Il fatto di avere una certa

esperienza frutto delle innumerevoli prove in tutto il mondo sulle più strane e avveniristiche

moto esistenti mi dà l’autorità per poter giudicare la Legacy e fare delle comparazioni, sen-

za pensare al suo valore economico per non farsi mettere in soggezione. La sorpresa mag-

giore arriva dall’altezza della sella veramente eccessiva, tenendo conto che io sono alto,

ma Nesbitt assicura che ha già pronto il nuovo pezzo per abbassare la seduta. Altrimenti

non si riesce a toccar terra. Questo significa che per montarci sopra ho emulato un cowboy,

appoggiando il piede sopra la pedana per poi alzare l’altra gamba con la moto già in mo-

vimento dopo aver schiacciato il pulsante dell’avviamento, e l’obbiettivo di non doversi

fermare per un rifornimento o un semaforo… La leva del manubrio è ampia con manopole

impreziosite da fregi di mogano, uno dei particolari da personalizzare. Il suono del propul-

sore diventa un concerto, a volte burbero ai bassi regimi per diventare rabbioso come un

dragster oltre i 6.000 giri. L’erogazione della potenza è impressionante, ma grazie al lungo

interasse la moto non impenna. Nella versione sovralimentata ci sarà però da divertirsi…

Guidarla nel misto non è particolarmente complesso; in funzione dell’architettura delle for-

celle e del lungo manubrio, bisogna far attenzione a non caricare troppo lo sterzo che è già

diretto, per evitare sovrasterzo. Le forcelle sono molto sensibili e volano sopra ogni lieve

increspatura del tracciato. Il basso centro di gravità aiuta nei rapidi cambi di direzione, spo-

stando la moto da un lato all’altro. Con le pastiglie dei freni nuove, il freno motore aiuta in

ingresso di curva. Incredibile la rapidità che occorre per cambiare le regolazioni! La Bienvil-

le Legacy è un amalgama di arte e scienza che poteva essere costruito solo nella “Big Easy”,

New Orleans, eclettico e stralunato crocevia di culture diverse. Alla fine il mio giudizio è

questo: per quanto a prima vista possa sembrare improbabile, questa moto funziona, ha un

senso e ti stupisce. Gli obiettivi posti nella fase di progettazione da J.T., vengono raggiunti.

Già con la Wraith ero stato convinto delle sue tesi. Ovviamente con un prezzo così elevato

e contenuti di questo genere è riservata a pochi miliardari; sembra fatta apposta per esse-

re guardata e non toccata, un gioiello da esibire. Da un lato è un’opera d’arte da tenere in

salotto, dall’altro è un bolide vero e proprio perfettamente operativo. In verità la belva

trova il suo habitat nelle “open road” a orizzonte perso, e deve essere cavalcata con deci-

sione, pennellando in curva e accelerando al massimo in uscita. Bienville Legacy vuole co-

struire 12 moto in tre anni e ci sarà pure “quella sporca dozzina” disposta ad accaparrarsele!

KERB N.14 - 2015/16