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Per mantenere questa media era necessario affrontare tre

storiche curve a tutto gas: il curvone della parabolica di Mon-

za, la curva di Stavelot a Spa e le virage du Calvaire a Reims.

Erano in pochi a saperlo fare e si chiamavano Fangio su Ma-

serati, Musso e Hawthorn su Ferrari e pochi altri.”

L’aria che si respira in quella curva è ricca di storia e di aned-

doti. Basta chiudere gli occhi e vedere piloti senza cintura di

sicurezza e con grandi volanti di legno fra le mani impegnati

nel mantenere in traiettoria auto che scodavano e procede-

vano spesso di traverso, complice anche un fondo molto di-

verso dall’asfalto drenante di oggi. Compiamo in religioso

silenzio un giro completo lungo gli 8,2 km del circuito. Chi

è completamente a suo agio, lungo panorami meravigliosi

e colori sgargianti, è la GranTurismo S Automatica, un’auto

vanitosa che grazie alla livrea rosso pastello, omaggio al co-

lore della auto da corsa italiane dell’epoca, non perde occa-

sione per farsi notare. Del resto la bellezza non è un’opinione

e i francesi sembrano decisamente apprezzare i cerchi da 20

pollici in vernice nera lucida con l’aggressivo disegno Nep-

tune, che riprendono le tonalità del carbonio, presente su di-

versi particolari della vettura come gli specchietti retrovisori,

le maniglie delle portiere, gli spoiler anteriore e posteriore.

Dopo ogni curvone, il 4,7 litri Maserati vorrebbe scatenare i

suoi 440 cavalli, ma i limiti di velocità non danno spazio a una

marcia alta, lasciando comunque intuire le potenzialità spor-

tive di questa vettura, che scatta da 0 a 100 in soli 5,0 secondi.

Il desiderio che questo leggendario circuito oggi aperto al

traffico lascia sul piede destro di chi guida, è quello di affon-

dare il pedale dell’acceleratore come in gara.

Prima di affrontare la seconda notte davanti ai vigneti di

champagne, deleghiamo alla guida della GranTurismo chi

non beve, e ci dirigiamo nel cuore della Champagne. A 10

minuti da Champillon entriamo in Aÿ, dal 1829 la patria di Bol-

linger, uno dei tre grandi produttori rimasti indipendenti e

nelle mani della stessa famiglia fin dalle origini. “Bollinger è

noto come il re del Pinot Noir – ci racconta Monsieur Clément

Ganier, marketing manager di Bollinger – La natura e la storia

della Maison ci hanno viziato, offrendoci i Grand e Premier

Cru di Pinot Nero e Chardonnay, che costituiscono la grandis-

sima maggioranza dei nostri vigneti. Il nostro raccolto copre

più del 60% dei nostri fabbisogni e questa è una percentuale

rara fra i produttori.”

I 163 ettari dei vigneti di Bollinger consentono alla Maison

di produrre 2,2/2,3 milioni di bottiglie all’anno, ma l’emozio-

ne più profonda la proviamo quando Monsieur Clément ci

porta nelle cantine di Bollinger. Dopo una ripida scala che

lascia il mondo civile a 15 metri sopra la nostra testa, ci im-

mergiamo in un microcosmo fatto da 10 milioni di bottiglie,

fra cui 6.500 Magnum, stoccati per riposare e per affinare il

proprio carattere. Nelle sue cantine Bollinger detiene un vero

tesoro ovvero l’eredità della storia dello champagne di Aÿ,

immersa in grotte e corridoi bui, popolati da funghi che aiu-

tano a mantenere la giusta umidità. Perdersi nelle cantine è

un’esperienza indispensabile per capire l’essenza di un vino

così celebre, ma altrettanto delicato. Stappare una bottiglia

dopo una visita come questa significa saper gustare l’anima

dello champagne stesso. Completamente soddisfatti, ci ap-

prestiamo alla seconda notte nel Relais & Chateaux Royal

Champagne, mentre fuori nel parcheggio la GranTurismo S

Automatica dà qualche segno di velata gelosia. Per qualche

attimo, uno champagne le ha tolto il trono. In realtà, sono due

mondi del lusso e del côté mondano, che si guardano l’un

l’altro con profondo rispetto, ma non sono sovrapponibili.

Anche questa è cultura: saper guidare in sicurezza implica

qualche rinuncia, l’alcool è una di queste.

Per il resto, la GranTurismo S Automatica non ha altre pretese,

né cade lì dove molte sportive segnano il passo, per esem-

pio nei consumi (la media di 7,4 Km/l su 2.430 Km totali in tre