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TECNO: FRAMMENTI DI UN GLORIOSO PASSATO

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Bianchini non è solo un editore, ma

anche uno dei più grandi collezio-

nisti di Tecno al mondo; D’Alessio

è uno dei giornalisti/disegnatori

esegeti della F.1 più competenti e

scrupolosi; la Tecno è stata una delle più belle

vicende sportive italiane, ma pochi lo sanno. La

storia dei fratelli Pederzani, costruttori di kart

(come Tecnokart, con l’innovativo Piuma) e poi

monoposto da corsa, capaci di andare a vince-

re in F.3 e F.2 in un tempo rapidissimo. Un sogno

divenuto realtà che poi spegne la sua fiamma

quando il sogno non è più tale, ma disillusio-

ne. Come in tanti altri casi, il desiderio muore

all’alba dopo lo sbarco in F.1, che porta dissidi

con lo sponsor e poche soddisfazioni. Viene

meno la passione, il giocattolo non diverte più

e allora è meglio passare ad altro. Lasciare sul-

la breccia piuttosto che nell’oblio. Rendendo

merito a tutto quanto fatto, però, perché nell’e-

ra moderna post anni ’70, solo Tecno in Italia ha

saputo seguire in parte le orme vincenti della

Ferrari, finendo tra le mani di tanti campioni.

Minardi e Osella - che pure ha vinto l’Europeo

di F.2 - hanno storie diverse. Quella della Tecno

ricorda la Cisitalia tra gli anni ’40 e ’50, e si rias-

sume in poche righe: vince tutto con piloti che

diverranno campioni e poi sparisce di colpo, di

punto in bianco, in soli dieci anni. Stemma gial-

lo profilato tricolore con un caimano verde al

centro: c’erano proprio tutte le caratteristiche

per divenire l’antagonista Ferrari. L’avventura

Tecno è contraddistinta da innovazione, capa-

cità, coraggio, creatività, determinazione, ma

poi alla fine anche da un po’ di testardaggine

e mancanza di pianificazione, i due motivi del-

la débâcle in F.1. Tutto inizia nel 1962 a Borgo

Panigale, con i giovani bolognesi Luciano e

Gianfranco Pederzani, che operano nel settore

della oleodinamica ma sono appassionati di

corse, come tutti in Emilia Romagna, tanto che

iniziano a costruire kart con soluzioni tecniche

all’avanguardia e ottengono subito successo:

dal 1963 al 1966 conquistano 3 titoli mondiali, 3

europei e 36 nazionali in 16 paesi diversi. Poi

si passa alle formule addestrative K250, F.850,

F.Ford, F.France, e alle monoposto impegnati-

ve F.3, F. Atlantic, F.2. Il risultato più importante

viene ottenuto con la conquista del Campiona-

to Europeo di F.2 con Clay Regazzoni nel ’70,

facendo seguito al 3° posto ottenuto l’anno

prima da François Cevert, che debutta anche

nel GP di Germania di F.1 aperto a vetture F.2.

Quattro i titoli tricolori di F.3 consecutivi dal ’68

al ’71 con Bernabei, Picchi, Salvati, Naddeo, tre

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Foto Effebi Edizioni, Maserati, M. Tetu

in Francia dal ’68 al ’70 con Cevert, Mazet e

Jaussaud, due in Svezia con Ronnie Peterson.

Anche Reutemann corre con una Tecno. Sem-

pre con motori Ford-Novamotor o Cosworth.

Forti di questi risultati e dell’accordo con lo

sponsor Martini, i fratelli Pederzani decidono

di entrare in F.1 a partire dal 1972, mentre nel ’71

nonostante sia già alla Tyrrell, Cevert gareggia

saltuariamente con la Tecno in F.2. Arriviamo al

1972, l’evoluzione tecnica e più complessa, ser-

ve maggior organizzazione e la Tecno pagherà

scelte sbagliate. In effetti la prima è quella di

entrare in F.1 con un proprio propulsore, un 12

cilindri boxer, al posto dell’affidabile Cosworth

V8. Sviluppare motore e vettura nuovi al debut-

to, è un’impresa proibitiva anche per costrutto-

ri più grandi. Forse c’è subito troppa ambizio-

ne, voglia di emulare la Ferrari, che stava però

su un altro pianeta. Il secondo errore è quello

di accettare compromessi con un team a for-

mazione italo-inglese, cosa che all’epoca non

funzionava mai. Lo sponsor impone come team

manager l’esperto David Yorke, c’è una delete-

ria rotazione di piloti ad ogni gara (Nanni Gal-

li, voluto dai Pederzani e Derek Bell voluto da

Martini) e infine nel ’73 Martini fa realizzare una

seconda vettura in Inghilterra da Gordon Fo-

well, mentre i Pederzani hanno fatto progettare

la loro dall’ex-Lotus Allan McCall, con cui en-

trano pure in contrasto. Due vetture diverse, un

motore nuovo, e infine anche un nuovo pilota

Chris Amon, che parteggia apertamente per lo

sponsor che lo paga e per la vettura costruita

dal “suo” tecnico. Una gran confusione, che si

conclude con il disgusto dei Pederzani che mol-

lano tutto e con l’approdo Martini alla Brabham.

Nel ’74 Amon rimane a piedi e fa mettere in-

sieme a Fowell la non competitiva Amon F.1.

IN MEMORIAM

Su Maria Teresa de Filippis, prima donna a cor-

rere in F.1 nel 1958, pubblicammo un articolo nel

n. 1-2013. Si è spenta a 89 anni dopo una lunga

malattia. A Guy Ligier e alla sua azienda, abbia-

mo dedicato buona parte del n.1-2014. E’ scom-

parso lo scorso agosto a 85 anni, dopo aver

visto arrivare 2nda di classe a Le Mans la nuova

Sport LMP2. Per entrambi, la Maserati nel desti-

no. Gustav Büsing, addetto stampa del GP di

Germania, scrittore, giornalista tra i più compe-

tenti e disponibili, scomparso a 61 anni durante

la 24 Ore di Le Mans, è stato commemorato

con un albero e una targa al Nürburgring. RIP.

Ci sono libri che sembrano enciclopedie, ma poi in realtà sono romanzi. In essi trovi le vicende di uomini, aziende, luoghi del passato e tutte le informazioni sul loro vissuto, dove sentimento

e passione si mischiano a dati certosini, rigore cronologico e immagini in bianco e nero. “Tecno. La storia”, edito dalla Effebi Edizioni di Torino (120 Euro, 340 pagine) scritto da Giuseppe Bian-

chini e Paolo D’Alessio, ne è un esempio. Un’opera uscita dieci anni fa, ma ancora attuale perché unica, per la grande ricchezza di testimonianze, informazioni, schede tecniche e fotografie.

KERB N.14 - 2015/16

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