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respiro, magari come consulenti). Già da

tempo era nata anche Porsche France e il

marchio Sonauto è uscito di scena. Per ri-

cordare JCO, Yamaha ha fatto correre le

moto ufficiali di Lorenzo e Rossi con il logo

delle sue iniziali nel GP di Francia a Le Mans.

H

a corso in auto e in moto, su pista e

in fuoristrada. Al Bol d’Or come alla

Parigi-Dakar, in ben nove edizioni,

arrivando secondo nel 2005. Poi all’inizio

di quest’anno uno stupido camion in au-

tostrada ha invaso l’altra corsia di marcia,

e gli è finito addosso, lasciandogli solo il

tempo di sterzare e salvare sua figlia. Jean

Claude Olivier, 69 anni, è stato un mito. A

21 anni è entrato in Sonauto, celeberrimo

importatore Porsche e Yamaha per la Fran-

cia. Marchio che nel 1965 era sconosciuto,

e che Olivier ha lanciato oltralpe, con la

tecnica del porta a porta: portava in giro

le moto con un furgone, per farle provare

direttamente ai potenziali concessionari.

Un uomo appassionato di motori (già suo

padre era stato pilota), meticoloso, esi-

gente, che è partito dalla gavetta ed è ar-

rivato alla dirigenza, e ad essere influente

sui manager giapponesi per le questioni

europee. E’ lui che ha lanciato tanti talenti

D

odici anni da pendolare tra Monza

e Modena mi hanno permesso, ogni

tanto, di potermi fermare a Taneto.

Nel piccolo cimitero all’ingresso del pae-

se, di fianco alla chiesa. Aperto tutti i gior-

ni tranne il martedì. Chissà perché. Lì ripo-

sa in pace l’amico Massimo Quintavalla,

nato l’8 maggio del ’66, morto il 9 giugno

del ’95. Aveva compiuto da poco più di

un mese i 29 anni Massimo, e sarebbe di-

ventato presto papà, ancora fresco da un

anno di matrimonio. Il lavoro assicurato

dall’azienda familiare a San Prospero. Un

quadro idilliaco nella campagna tra Reg-

gio e Parma. E nella sua parlata, la cadenza

parmigiana dalla erre arrotata era molto

forte. Sarebbe diventato papà, ma postu-

mo, perché Massimo aveva una passione

che l’ha divorato, quella per le corse. Ma-

trigna maligna che ne ha preteso l’olocau-

sto. Massimo ha fatto una cosa che non si

deve fare mai. Ha provato la sua Renault 5

GT Turbo, per metterla a punto, in un viot-

tolo vicino alla sua azienda senza allaccia-

re le cinture. Le gomme non hanno fatto

presa, l’auto è uscita di strada, Massimo

nelle corse. Sia in pista, cone le moto spo-

snrorizzate Gauloises nella livrea azzurro

chiaro che ha vestito le Yamaha-Sonauto di

Patrick Pons, Marc Fontan, Cristian Sarron,

Jean-Louis Tournandre, vincendo due titoli

iridati in 250 e uno nella 750. Ha fatto cor-

rere anche Freddie Spencer e Valentino

Rossi. Nell’off-road, la colorazione azzurro

Francia con scacchi neri ha contraddistinto

le XT e le Ténéré alla Dakar, lanciando poi

Stéphane Peterhansel, che di maratone

africane ne ha vinte sei. Schema che si con-

trapponeva alla livrea bianca con scacchi

rossi della casa madre e a quella gialla con

scacchi neri di Yamaha USA. Sonauto ha

vinto anche nel cross, con Jacky Vimond e

la sua maglia rosa. Poi è diventata Yamaha

Motor France con Olivier Presidente, fino

al 2010 quando è andato in pensione (sì

all’estero funziona così, ad una certa età si

va in pensione, non come da noi, dove si

resta attaccati alle poltrone fino all’ultimo

non ce l’ha fatta. La famiglia distrutta dal

dolore in una compostezza ammirevole.

Mi portò al cimitero per la prima volta

sua madre. Poi quando iniziai a muovermi

avanti indietro per la valpadana, ci andai

da solo. Il Massimo, che ci ricordiamo noi

in circuito, era sempre spettinato, cordia-

le, genuino e disponibile. Si correva a Ma-

gione, Umbria, con il Paletta Motorsport.

Io affittavo l’auto per poche lire, grazie

all’aiuto di alcuni sponsor fondamentali,

mentre Massimo si portava la macchina

sul carrello, trainata da una Citroen Visa

furgonata che se non sbaglio gli pre-

stava una concessionaria. Lì ci dormiva,

pure, Massimo. Gli sembrava esagerato

passare la notte in locanda, e preferiva

immedesimarsi a tutti gli effetti con la pi-

sta e respirarne gli umori fino in fondo, di

notte, all’alba, mangiando un panino. Lo

invitavamo a venire con noi da un’affitta

camere nei pressi del circuito, c’era po-

sto, si spendeva poco, ma non c’era ver-

so… Correvo in gruppo N, lui in gruppo

A, ma una volta ci incrociammo perché io

cambiai categoria. La sua auto perdette

JEAN-CLAUDE OLIVIER: MR. YAMAHA

MASSIMO QUINTAVALLA, PILOTA DI CUORI

POKER D ’ ASS I - MEMENTO AUD ERE S EMP ER

06

colpi verso la fine della corsa e finiì da-

vanti a lui, ma ci fu una coppa di classe

per entrambi. Piccole storie di piloti per

gioco. Un gioco a volte crudele che non

è riuscito a toglierci Massimo dai cuori.

In questo numero la rubrica Poker d’Assi non ospita come di consueto pezzi di scrittori, giornalisti, personaggi dello sport o dello spet-

tacolo che supportano KERB MOTORI con i loro “cameo”, ma il ricordo di quattro amici: quattro Assi dei motori che non sono più tra noi.

©Yamaha