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TR I S D ’ ASS I

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rchiviato il Gran Premio del Canada

2012, di gran lunga tra i piu’ incerti

ed emozionanti quest’anno, mi viene

spontaneo fare paragoni con le edizioni

del passato in terra canadese. Premetto

che il mio primo evento di Formula Uno

in assoluto, vissuto da spettatore, risale al

lontano 1968.

E

d é da questo Gran Premio

che vorrei rispolverare qualche ricordo

legato a una categoria che e’ diventata -

per me - un fattore di vita quotidiana. Ad

ospitare il Grande Circo fu Le Circuit nel

villaggio di Mont Tremblant, meta turistica

oggi di fama internazionale, ubicata nel

cuore della catena delle Laurentides. Il cir-

cuito, scavato tra vallate e scolpito nelle

rocce delle colline che lo circondano, as-

somigliava a un piccolo Nürburgring. Al

Gran Premio del Canada del ‘68, alla sua

seconda edizione, il Circo si presentava

con importanti assenze. In primis quella di

Jim Clark, scomparso tragicamente nell’a-

prile di quell’anno ad Hockeneim, in una

gara del Campionato Europeo di Formula

Due. Ennesima enorme tragedia a marca-

re questo sport, dopo la morte di Lorenzo

Bandini, avvenuta l’anno prima durante il

Gran Premio di Monaco. Purtroppo furono

anni in cui e la massima serie veniva trop-

po spesso tormentata da tragedie. I piloti,

pur di trovare un ingaggio, accettavano di

rischiare con bolidi facilmente soggetti a

guasti meccanici, e di correre su piste ina-

deguate e prive delle necessarie misure di

sicurezza. Il 1968 vide anche l’introduzione

degli sponsor in Formula Uno, prima fra tut-

te la Lotus di Colin Chapman. La sua livrea

“british racing green” con banda gialla, si

trasformava in rosso e oro della Gold Leaf,

multinazione inglese del tabacco. Altra no-

vità fu l’introduzione degli alettoni: enormi

ingegni ancorati sulle sospensioni poste-

riori. Al via 20 monoposto con l’austriaco

Jochen Rindt al volante della Brabham-

Repco in pole position, la Ferrari di Chris

Amon al centro, e lo svizzero Jo Siffert al

volante della leggendaria Lotus 49 del

team privato di Sir Rob Walker, a completa-

re la prima fila. Assente sulla griglia, Jackie

Ickx sulla seconda Ferrari, vittima in prova

di un grave incidente. Nessun semaforo a

dare il via ma bensi la bandiera dello star-

ter. In gara da notare una sola Gold Leaf-

Lotus ufficiale, quella di Graham Hill, due

Matra-Ford del Team Tyrrell per Stewart

e Servoz-Gavin e due Matra ufficiali per

Beltoise e Pescarolo. E poi le splendide

arancioni McLaren-Ford di Bruce McLaren

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e Denis Hulme, il vincitore. A completare

lo schieramento, BRM, Cooper-BRM e Hon-

da, pilotata da John Surtees. Da notare che

Amon condusse la gara per ben 72 giri dei

90 prima di abbandonare per un avaria alla

trasmissione. A tagliare il traguardo appe-

na 6 macchine, con il solo Hulme a pieni

giri. Alle sue spalle McLaren, Rodriguez,

Hill, Elford. Stewart, sesto e ultimo classi-

ficato, concluse a 7 giri. Leggere i nomi

dei venti partenti fa venire la pelle d’oca:

sono tutti grandi campioni, ad eccezione

del pilota locale Bill Brack. Impensabile

uno schieramento così ricco di qualità al

giorno d’oggi. Il mondiale fu vinto da Gra-

ham Hill grazie al secondo posto ottenuto

nella gara successiva, il G.P. USA a Watkins

Glen, e alla convincente vittoria in chiusura

di mondiale nel G.P. del Messico.

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e non più a livello industriale, Torino resta la

Detroit europea dei motori per un gioiello che

ha poco da invidiare all’Henry Ford Museum

di Dearborn: il «Mauto» della capitale sabauda è

stato completamente ampliato e rivoluzionato due

anni fa con un layout avveniristico che oggi lo ren-

de unico al mondo. Non solo un museo, il «Louvre

dell’auto» come venne battezzato già nel 1961 quan-

do nacque grazie all’intuizione di Carlo Biscaretti di

Ruffia,ma un pianeta interattivo che racconta la storia

della motorizzazione globale aprendosi al futuro. Il

nuovo Museo Nazionale di corso Unità d’Italia, sulla

riva del fiume Po, è stato ridisegnato nelle strutture

dall’architetto Cino Zucchi, che ha coperto l’anti-

co cortile trasformandolo in location per eventi e

mostre dedicate unendo i padiglioni esistenti con

un nastro di vetro serigrafato. Ma è la scenografia

ideata dal francese François Confino, già protagoni-

sta a Torino con il Museo Nazionale del Cinema, a

renderlo davvero unico: «Più che esporre auto vo-

gliamo raccontare la leggenda dell’automobile, nel-

la quale personaggi e situazioni reali si mescolano

a personaggi e situazioni nate dall’immaginazione.

Un intreccio che fa riflettere sui temi legati all’uso

dell’automobile come la passione e i suoi eccessi,

il fascino e i pericoli, gli effetti nocivi sull’ambiente e

le virtù della mobilità, la tecnica e l’arte». La collezio-

ne storica è spalmata su 19 mila mq di superficie e

conta oltre 200 veicoli di 85 marche diverse, prove-

nienti da 8 Paesi. Pezzi che vanno dal carro a vapore

di Virginio Bordino del 1854 alle creazioni più attuali.

A questi si affianca un centro di documentazione

composto da 6.500 volumi, oltre 25.000 immagini, in-

formazioni su 1.500 fabbriche automobilistiche, 3.500

corse, 2.000 personaggi. Il tutto fruibile dal pubblico

in uno spazio nuovo e luminoso di oltre 800 mq. Il

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Continua sul n. 3 di KERBMOTORI, il viaggio nel passato di PinoAsaro, nostro corrispondente daMontreal ememoria storica del GP del Canada di F.1.

Piero Bianco è un gran signore: colto, pragmatico misurato. E’ il Responsabile delle Pagine Motori de La Stampa, ma ha anche un’altra passione:

la Juventus, per la quale ha lavorato alcuni anni orsono. Così, sovente, tra una prova e l’altra, capita di parlare di Gigi Maifredi e del suo calcio champagne.

CANADA 1968. RICORDI DI UN GRAN PREMIO

A TORINO, IL “LOUVRE DELL’AUTO”

di Piero Bianco

di Pino Asaro

percorso espositivo (totalmente interattivo) si svilup-

pa su tre livelli. Inizia al secondo piano con il tema

«L’automobile e il Novecento», prosegue al primo

piano per «L’uomo e l’automobile» e si conclude

con «L’automobile e il design». Le tematiche sono

a loro volta suddivise in 30 sezioni che definiscono

con precisione i momenti chiave della storia.