La foto allegata ci è stata cortesemente fornita
dall’Ingegner Enrico Benzing, giornalista e an-
che pilota: “E’ una
foto molto
bella,
ma
tremendamen-
te dolorosa. Basti
ricordare che ave-
vo appena portato
Geki a Maranello,
da Enzo Ferrari,
il
quale gli promise
il
primo
volante
della Formula 2 in
gestazione e altro!”
avrebbe avuto un grande avvenire. Io sono ri-
masto triste per settimane, ma in famiglia non
ne seppero mai il motivo. Volevo che fosse un
segreto tra me e lui: ciao Geki, sono ancora
un tuo fan, per sempre, e grazie per avermi in-
segnato ad appassionarmi incredibilmente al
mondo dello sport e dei motori.
terminati paesi. Una volta si teneva l’auto per
100.000 km. Oggi le macchine durano il dop-
pio, eppure si vuole velocizzarne il turn-over,
come per il telefonino, ma il gioco non sta in
piedi. Solo nel settore del lusso vale questa
regola; il ciclo di vita di un prodotto si è di-
mezzato: quattro anni con restyling. Offerte in
eccesso, incentivi e super sconti hanno ucciso
l’usato. Costosissimi show room faraonici e
inutili cambi di corporate identity, danno poi
la mazzata finale ai concessionari. E le auto
ecologiche? Mito o realtà? Quando tedeschi
e giapponesi faranno partire le fuel cell? Pas-
sando ad altro, Milano Autoclassica ha visto
al nostro stand i piloti Jarno Trulli, Milos Pavlo-
vic, Sabino De Castro. Continuando la serie
che ci vede nei piccoli regni d’Europa, questo
05
SALONI A MILLE, SFORNANDO NOVITA’: MA A CHE PRO?
PROVE TECNICHE DI EDITORIALE
C
ari lettori di KERB MOTORI, ero un ragazzo
e non vedevo l’ora che arrivasse giugno
per andare a vedere le macchine da corsa
di F.3, che sostituivano le precedenti F.Junior,
al circuito di Caserta. Allestito apposta per la
corsa proprio di fronte al Palazzo Reale, con
un splendido vialone alberato molto largo,
dove sostavano le macchine, i piloti, i mecca-
nici (niente box) e il pubblico poteva toccare
con mano il mondo dei motori, scambiando
battute e opinioni con i protagonisti. Io quel
giorno ebbi fortuna; attirò la mia attenzione un
giovane pilota, magro alto con addosso una
bella tuta, occhiali per guidare al collo, molto
tranquillo. Era un bel ragazzo, del genere che
affascina le donne, cui mi avvicinai - data l’età
- con timidezza, paura e ansia che riusci fortu-
natamente a vincere. Gli chiesi da dove veni-
va, chi era e gli posi anche qualche domanda
sulla vettura che guidava. Lui incredilbilmente
mi sorrise e disse di chiamarsi Giacomo, che
veniva da Milano e che la macchina era una
M
entre il mercato dell’auto in Europa lan-
gue sempre più, i costruttori continua-
no a sovraprodurre e a lanciare nuovi
modelli, frammentando i segmenti, ricchi di
vetture premium e crossover. In Europa, negli
ultimi 20 anni il popolare segmento B ha tra-
dito le origini con prodotti ultra sofisticati e
sovradimensionati, spesso simili alle auto del
segmento C, a prezzi esagerati. Anestetizza-
ti dalle vendite in Cina e USA, finchè dura. Il
gruppo VW è deciso a raggiungere entro il
2018 la vetta come primo produttore al mon-
do, scalzando Toyota e Ford, ed è iperattivo.
Quello che è certo, è che veramente rimar-
ranno solo cinque o sei maxi-gruppi. Marchi
europei con una gamma prodotto ecceziona-
le, sono in difficoltà: la sola qualità evidente-
mente non paga più. La globalizzazione sta
uccidendo questo mondo. La megalomania
di voler essere in tutti i mercati, anche per
poche centinaia di pezzi. Sopportando i costi
di omologazione (possibile che non si possa
averne una sola in tutto il mondo?) e quelli
di sviluppo dell’elettronica, che riempie di
gadget superflui anche le piccole da città:
veri fattori killer del settore. Si tornerà alla
specializzazione: chi farà le utilitarie, chi i fuo-
ristrada, chi le supercar, vendendo solo in de-
UN FILO ROSSO LEGA STORIE E PERSONAGGI DI QUESTO NUMERO: DAL 4 AGOSTO A SANKT MORITZ…
1 8 G I U G N O 1 9 6 7 : U L T I MO G I R O D I C O R S A A C A S E R T A
T ERZA PAG I NA
Matra F.3 di 1000 cc. (dal ’70 la cilindrata sa-
rebbe passata a 1.600 cc.) e correva per una
scuderia milanese che mi sembra fosse la Ma-
dunina (non potrebbe essere altrimenti). Mi
fece vedere il cambio delle marce a mano e la
loro sequenza. Io non potevo credere che un
pilota prima della partenza della gara - man-
cava infatti circa un’ora - avesse il tempo e la
serenità per parlarmi. C’erano altri concorrenti,
trai quali Tino Brambilla e Clay Regazzoni e al-
tri stranieri, ma mantenni lo sguardo su quel-
la macchina e quel pilota: sentivo di volergli
tantissimo bene e quel sorriso ce l’ho ancora
impresso nella mia mente e nel mio cuore,
perchè credo fu l’ultimo suo sorriso verso di
me. Durante la gara non lo vidi piu passare, la
corsa fu interrotta per gravissimi incidenti, mi
precipitai lungo il percorso vidi quella vettura
schiantata contro un muretto di cemento e mi
riferirono che il pilota era morto sul colpo! Mi
dissero che si chiamava Geki Russo, che aveva
già corso nel 1966 il GP di F.1 a Monza e che
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di Sciampi
©A.Corradini
numero, è dedicato al Principato di Monaco.
Un filo rosso intreccia le storie di personag-
gi, luoghi marchi, arruolati in questo numero
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