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“Q

uando sono morti diventan tutti

bravi” dice ridendo a denti stretti,

commentando i fatti di cronaca che

vedono coinvolti personaggi del mondo

dei motori e non. E’ una frase tipica di Gu-

gliemo Bellasi, pilota e costruttore. Così

come quell’altra: “Era un fermo da be-

stia... e guardia dove e’ finito!”, quando

la radio parlava di qualche pilota del pas-

sato. Tutto ciò avveniva nel ritrovo degli

appassionati novaresi, in quel bar Santos

sotto ai portici di Corso Battisti, quando

Novara recitò un ruolo di primo piano nel

mondo delle competizioni, negli anni ‘70.

Oggi, questi commenti riguardano spes-

so amici che lasciano gli autodromi per

i rettilinei e gli ovali dei cieli. Parole e

toni, tra il sarcastico e l’affettuoso; c’è del

sentimento, da parte di una persona con

un carisma inimitabile. Un personaggio

a volte scontroso, scomodo, incontrolla-

bile, ma diretto e leale che non scende

a compromessi. Incorruttibile e di una

simpatia e un’ironia uniche, da buona di-

scendenza toscana. Una cena con lui non

lascia indifferenti, la storia si mischia con

colore e passione viva. Pronto a mandarti

al vento, se non e’ d’accordo con te, ma

con un cuore e un’anima da vero cam-

pione. E’ stata una delle star italo-svizze-

re nella F.3 degli anni ‘64/65 e prima ha

corso in moto a metà degli anni ’50, con

Ceccato e Parilla. Stupì tutti come pilota al

suo debutto sul circuito del Garda, pista

stradale, come si usava una volta, ma era

Monza sul bagnato la sua vera “piscina”

privata. Spesso tra i primi nel ’63, Aspern

’64 in Austria lo consacrò campione al

volante di una Lotus F.3 da lui modificata,

poi arrivò una Brabham e le prime elabo-

razioni aereodinamiche da lui inventate.

L’auto a cuneo, gli alettoni e le fibre di

vetro speciali con l’inserimento di fili di

kevlar, e poi il carbonio... Intanto per pa-

garsi le corse, si dedicò alla preparazione

di motori di F.3, fondando la famosa No-

vamotor, con i fratelli Pedrazzani. Tutti i più

grandi sono passati dalla piccola officina

meccanica novarese, dove il cavallo mo-

tore in più, quello determinante per vin-

cere, arrivava solo al pilota che portava

al ristorante, a mangiare del buon pesce,

i fratelli Cip&Ciop, come affettuosamen-

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07

KERB 2.13

Ingegnere, pilota, giornalista, Richard ha lavorato e continua a lavorare nel mondo dei motori a 360°, su tutti i fronti e in tutto il mondo. La sua

passione, la sua competenza, la sua eccletticità, ne fanno uno dei più entusiasti sostenitori di KERB MOTORI.

BELLASI…? IO LO CONOSCO

di Richard de Dancebieu

nelle formule minori, fino a quando il suo

amico Moser, come atto di fiducia, gli

chiese se si sentisse in grado di costruirgli

una monoposto di F.1 tutta Svizzera. Det-

to fatto, la vedete in foto, grazie a Beat

Schenker, che si diede anche un gran da

fare nella realizzazione della stessa: era

il tecnico di fiducia di Moser e oggi ne

ha fortissimamente voluto il restauro e la

conservazione a Lugano. Con la capar-

bietà di sembre l’estroso tosco-ticinese

realizzò quanto di più concettualmente

ardito esisteva agli inizi degli anni ‘70:

una F.1 a telaio scatolato, quasi una mo-

noscocca precorritrice di una nuova era. I

mezzi economici erano modestissimi, ma

la banda ticinese arrivò a farsi conoscere,

riuscendo a qualificarsi a volte a soli 2’ da

un tale Jackie Stewart su Tyrrell. Però l’av-

ventura della Bellasi F.1 senza sviluppo

non poteva continuare. Moser tornò vin-

cente in F.2, poi improvvisamente lasciò

tutti nel tempio della velocita’, Monza. Se

ne andrà per sempre a causa di quella

sfortunata 1000km che stava conducen-

do nella classe Prototipi fino a 2000. Clay

scrisse per un bullone della sospensione

montato male. Proprio quando stava per

tornare in F.1 con una Brabham. Comincia

cosi senza l’amico Silvio la nuova storia

di Bellasi costruttore, specialista nelle

appendici alari e nei nuovi materiali com-

positi. Alettoni per le F.1 piu veloci, Lotus,

Ligier, Renault. I primi esemplari in carbo-

nio sono pronti, corrono e vincono. Poi

arriva la costruzione della  sua seconda

Formula 1 in collaborazione con Palazzoli,

Gariboldi e Merzario,  più volte qualifica-

ta nel Campionato Mondiale di F.1 con al

volante il suo “Fantino”…

te erano soprannominati i “Novamotor”.

Tutti hanno dovuto fare i conti con loro:

tutti quelli che hanno fatto della formula

tre il proprio trampolino verso la F.1. Per-

che Bellasi non vinse tutto con i suoi mo-

tori? Per la rivalità di protagonismo con i

Pedrazzani, che preferivano dare ai clienti

i pezzi migliori, e perchè Guglielmo non

aveva segreti per gli altri piloti in pista.

Dove lo si vede ancor oggi, con proto-

tipi per le grandi marche che si buttano

nel motorsport. E’ bello parlare di chi ha

vissuto e vive per la propria  passione ed

estro, e ha sempre schivato i riflettori, ma

continua ancora oggi con le sue idee, più

all’avanguardia che mai. Nato a Lugano

ma con origini toscane, Gugliemo Bella-

si figlio di un’agiata e borghese famiglia

ticinese, si appasiona subito di auto e

aereomodelli, fino a impegnarsi nella co-

struzione degli stessi arrivando ai massi-

mi livelli internazionali. Dopo aver vinto

“volando”, si pote’ dedicare alla sua vera

passione: le corse d’auto. Protagonista

in uno dei più forti quintetti di ticinesi

volanti della storia, Regazzoni-Moser-Ri-

bolzi-Bellasi- Franchino, dove le rivincite

si prendevano nel dopo corsa  nei tipici

“Crottini” ticinesi, sulle colline  tra Luga-

no e Locarno, Guglielmo si iscrive più che

ventenne alla scuderia Jolly Club, e i risul-

tati non tardano ad arrivare. Corre contro

Brambilla e De Adamich, tutti colleghi ap-

prodati in F.1; lui ci sarà, ma come costrut-

tore. E’ velocissimo talvolta il migliore dei

cinque targati Ticino, ma la sua passione

e generosità lo portano a volte a sacrifi-

carsi per vedere gli amici trionfare. Fu il

caso di una Temporada Argentina, tipica

trasferta invernale della fine dei ‘60 inizio

‘70, dove rinunciò alla vettura migliore a

favore dell’amico Silvio Moser, che vinse

tutto - tre gare su tre - e si aprì le porte

della F.1, essendo sicuramente tra i più

forti e talentuosi piloti dell’epoca con il

mitico Clay Regazzoni. Non a caso sarà

proprio Moser a guidare la Bellasi F.1. Da

Lugano, Gugliemo si trasferisce a Milano,

poi a Galliate e Novara dove sposa la sua

inseparabile compagna. Hanno due figli.

Roberto ne segue le orme e diventa l’e-

rede nella genialità e nella professione,

Bellasi iniziò la sua attivita di costruttore

©Dedo Tanzi