poker d’assi
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D
ietro di loro, un competitivo Jackie
Stewart al volante di una Lola T260
del team di Carl Haas, subito autore
di prestazioni di vertice. Purtroppo
per lui le due vittorie e gli altrettanti
secondi posti, non gli permisero di impensierire
la coppia di piloti McLaren. Interessante notare la
presenza al suo fianco nel team Haas, di Hiroshi Ka-
zato, primo pilota giapponsese a competere nella
serie; purtroppo perì a soli 25 anni in un incidente
al Fuji nel 1974. Ebbene sì, la Can-Am aveva attirato
anche l’attenzione degli appassionati giapponesi
e di case come la Toyota, che nel 1968 realizzò la
Toyota 7 per correre nel campionato locale, dove
venivano invitate anche “star” del trofeo nord-
americano. Doveva avvenire anche il debutto ne-
gli States nel ‘70, ma la morte di due collaudatori
nei test di sviluppo, fece cancellare il programma.
Altre partecipazioni importanti nel ‘71, il debutto
dell’Autodelta con l’Alfa Romeo T33/3 affidata al
fedelissimo Andrea De Adamich, piazzatosi rispet-
tabile 7° a Watkins Glen. Con il successo di Revson
si concluse la serie d’oro della McLaren, sovrastata
nel 1972 dalla strapotenza dei motori Porsche so-
vralimentati. Di fatto, nonostante due successi nelle
prime tre prove per Hulme, alla lunga a farla da pa-
drone fu George Follmer al volante della Porsche
917-10K di Roger Penske, spinta dal 12 cilindri 5 litri
turbo capace di erogare 900 cavalli. Cinque primi
posti nei 9 round in calendario e tre arrivi a punti,
consentirono al popolare Follmer di aggiudicarsi il
E
ugenio Alzati è stato uno dei protagoni-
sti della storia dell’automobile a caval-
lo degli anni ’70 e ’90. E’ scomparso ad
Almese nei pressi di Torino, a 78 anni,
dopo una malattia che ha sopportato con
grande dignità e signorilità, da par suo. Laureato
in Ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano,
iniziò a lavorare all’Autobianchi poi alla Fiat, fino
a diventare direttore dello stabilimento Lancia di
Chivasso. Nel settembre del 1979, assunse il ruolo
di Direttore Generale della Ferrari, quando il Dra-
ke Enzo era ancora pienamente operativo. Dalla
collaborazione con Leonardo Fioravanti, Direttore
Gli italiani all’estero appartengono a una razza speciale. Quella che ha capito in fretta come gira il mondo e che mantiene alto il prestigio del nostro paese, ben sapendo come
altrove le cose funzionino molto meglio che da noi, perché si rispettano le regole e il prossimo. Pino da Montreal è uno e trino: un po’ siciliano, un po’ bustocco, un po’ canadese.
Super appassionato di calcio, è stato dirigente del Montreal Impact. Giornalista di motori per il Corriere Italiano e patron della Lubital lubrificanti, è la memoria storica del GP del
Canadadi FormulaUno,ma non solo. Sul numeroprecedentedi KERBMOTORI,abbiamopubblicato laprimapartedell’articolo che narra la storiadella serieCan-Am,caratterizzata
dallo strapotere del teamMcLaren. Siamo giunti al 1971, quando Peter Revson divenne il primo americano a vincere il capionato, davanti al compagno di squadra Denny Hulme…
“THE BRUCE &DENNYSHOW”
ONORE AD EUGENIO ALZATI
(2a parte) di Pino Asaro
titolo. Altra nota interessante, la vittoria del france-
se François Cevert nella sesta gara a Donnybroo-
ke, come pure la presenza nella serie di Jean Pierre
Jarier. La Porsche dominerà anche il campionato
1973 vinto sempre dal Team Penske con Mark Do-
nohue alla guida della 917-30KL, forte di 6 primi po-
sti. Nel conto finale, en-plein di vittorie delle marca
tedesca sulle 8 gare in calendario. La Porsche si
aggiudicò i primi 4 posti in classifica e il 6° con
alla guida un certo Jody Scheckter. Il 1974 segnò
un break, con il ritorno all’austerity, per via dei costi
astronomici raggiunti; per migliorare lo spettacolo
vennero introdotte nuove norme limitando i con-
sumi, cosi da indurre al ritiro la casa di Stoccarda
e i suoi team privati… Con la crisi del petrolio e
la recessione che attanagliava l’economia ameri-
cana, il destino della serie portò all’annullamento
dell’ultimo appuntamento nel 1974. Per la cronaca
si laureò vincitore Jackie Oliver al volante della
Shadow DN4. Da segnalare la presenza di Artu-
ro Merzario al Watkins Glen sull’Alfa Romeo T33-3
ufficiale. La Can-Am come Gruppo 7 concluse così
un’epoca che la vide brillare nei suoi anni di gloria
per la tecnologia spinta, avveniristica e a volte esa-
gerata, che introdusse i primi enormi alettoni, i mo-
tori sovralimentati, l’effetto suolo con o senza ven-
tilatori, e l’uso di materiali innovativi come la fibra
di carbonio o di uso aerospaziale come il titanio.
Purtroppo possiamo dire che tutto cio’ contribuì a
conti fatti alla scomparsa del campionato, come
un’arma a doppio taglio: infatti nel biennio ’75-76
dello Stile alla Pininfarina, nacquero modelli come
la 308, la 328, la Testarossa e la 288 GTO. Alzati
spinse molto il progetto Ferrari Pinin, la stupenda
Ferrari a quattro porte, purtroppo mai entrata in
produzione per decisione dello stesso Enzo e di
Vittorio Ghidella. Nel 1985 lasciò Maranello per pas-
sare all’Alfa Romeo, all’epoca proprietà IRI, come
Direttore generale (con lui nacque la 164). Poi con
l’acquisizione da parte della Fiat, divenne vicepre-
sidente della filiale in Brasile; qui fece sviluppare
la trazione integrale, e fece realizzare una Tempra
4x4 che fu impiegata come safety car in un GP del
Brasile. Rientrò poi in Italia come AD della Maserati:
(segue dal n. 1-2014) …
non si disputò. Nel 1977 la serie viene resuscitata
usando i telai della pari defunta Formula 5000 con
ruote coperte. Per quattro anni, fino al 1981 si regi-
stra il dominio del team Haas-Hall (poi solo Haas)
con Patrick Tambay (’77 e ’80), Alan Jones (’78) e Ja-
cky Ickx (’79), al volante di Lola Chevrolet. Nel 1981
Teo Fabi con la March 817 Chevrolet del Paul New-
man Racing sponsorizzata Budweiser, contende il
successo finale a Geoff Brabham con la Lola VDS,
purtroppo invano. Infatti alcuni ritiri vanificano il fat-
to di aver ottenuto un maggior numero di vittorie.
Nonostante la presenza di piloti come Redman,
Gilles e Jacques Villeneuve, Jacky Ickx, Teo Fabi e
altri, la Can-Am non riuscira’ più ad attirare in ma-
niera continuativa quel sostegno economico tale
da garantirle un futuro stabile. L’America è, e ri-
marrà sempre, terreno fertile per NASCAR, Formu-
la Indy e gare di durata quali Daytona e Sebring.
con lui uscirono la Ghibli II (’92) e la Quattroporte
IV serie (‘94). Anticipava i tempi, e immaginava già
Suv compatti e berline di lusso ad alte prestazioni;
fu anche grande sostenitore dell’importanza del-
le competizioni per l’immagine dei marchi. Con il
suo supporto, nacque il Gruppo Anziani Maserati.
Ha guidato l’azienda con passione e competenza
in un periodo difficile, in cui tutto era da ricostruire.
© Aaron Summerfield courtesy of RM Auctions
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