IL MONDO DELL’AUTO DEVE DECIDERE COSA FARA’ DA GRANDE
S
ono molti i temi che dovremmo sviluppa-
re in questo editoriale e ognuno di essi
meriterrebbe un approfondimento su più
pagine. Non è detto che non riusciremo a farlo,
ma intanto affrontiamoli per sommi capi. Se da
una parte il Salone di Parigi ha sviscerato una se-
rie di novità notevoli, e diversi mercati europei
hanno riguadagnato qualche punto nonostante
la crisi, il mondo del’auto deve decidere cosa
farà da grande. Fermo restando che sovrapro-
duce. Ci sono tanti modelli inutili, realizzati solo
per grandeur, per avere valori di CO2 tollerabili
come Gruppo automobilistico in certe aree geo-
grafiche, per ammortizzare l’acquisizione di com-
ponenti in sinergia su più modelli, anche se poi
alcuni di loro vendono con il contagocce e spari-
scono dopo poco (anche come usato). Se il mon-
do dell’auto rimane il big spender d’eccellenza
nel mondo della pubblicità, va detto che è sem-
pre più oggetto di campagne populiste e “politi-
camente corrette” che demonizzano le vetture e i
suoi utenti (specialmente e ovviamente nel nostro
paese). Spesso le Case incassano senza battere
ciglio, o accennano una timida reazione. L’ultima
“sparata” è la guerra al diesel proclamata dal go-
verno francese. Gli automobilisti sono tartassati,
multati, criminalizzati, bloccati nel loro muoversi
quotidiano. Ecco quindi, da noi, la detrazione ri-
dicola del solo 20% dell’auto aziendale, il super-
bollo, le accise sulla benzina, legioni di ausiliari
e parcheggi a pagamento ovunque. E’ ancora
un diritto il parcheggio, specie in luoghi dove
dovrebbe essere rigorosamente gratuito, vedi
ospedali, stazioni, eccetera? E’ sempre l’auto che
inquina, mentre non si parla di tante altre cose,
vedi impianti di riscaldamento fatiscenti. I centri
cittadini ormai sono off-limits, ma questo è nulla
quando a volte per andare da una parte all’altra
di una città la si deve circumnavigare, mentre una
volta la si tagliava in diagonale impiegandoci un
decimo del tempo. Chissà perché la gente vuole
ancora andare a far la spesa in macchina e non
caricarsi di borse sui bus. Per una commissione
veloce, ci si vuole mettere un quarto d’ora, non
un’ora. Se non si potranno più raggiungere i cen-
tri storici, questi via via si svuoteranno e la gente
se ne andrà altrove, nei mall statunitensi fuori città
con le downtown deserte e pericolose di sera.
Vie periferiche di puro collegamento vengono
ristrette da due a una corsia, con il solo risultato di
creare ingorghi, code, tensioni e pericoli. E’ per
indurre ad andare piano, dicono, ma ci si dimen-
tica che le auto inquinano di più ferme in colon-
na che non in movimento. Il traffico deve essere
fluido e rapido, non rallentato. Abbiamo rotonde
inutili create solo per prendere fondi UE e poi
qui il bello è che gli automobilisti non rispettano
mai la segnaletica: il triangolo tratteggiato sull’a-
PERCHE’ I COSTRUTTORI NON AFFRONTANO INSIEME I PROBLEMI CHE ATTANAGLIANO GLI AUTOMOBILISTI E IL MERCATO?
di Andrea Cittadini
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KERB 3.14
terza pagina
SCARICA SUBITO L’APP DI KERB MOTORI
http://www.pocketmags.com/viewmagazine.aspx?titleid=2032&title=Kerb+Motorisfalto significa rallentare e dare la precedenza a
chi è già all’interno della rotonda. Invece nessu-
no rallenta, tutti a cannone, e attraversare le ro-
tonde più trafficate diventa “L’ultima sfida all’OK
Corral”. E ancora: oggi l’eco è di moda, vetture
elettriche, ibride, green, tricicli che costano più
di una wagon. Poi scopri che fai solo 15 km con
l’elettrico o il metano. Allora diventa una presa
in giro. Ma niente, avanti così a testa bassa, tutti
protesi in una rincorsa frenetica dettata da cosa?
Dal puro e isterico “politically correct”, perché il
futuro non potrà mai essere totalmente elettrico,
finchè restano i limiti di autonomia e i problemi di
smaltimento delle batterie attuali, che poi per es-
sere prodotte provocano altro inquinamento for-
se maggiore di quello dei motori a scoppio. C’è
ibrido e ibrido, quello serio e quello dei famosi
15 km di autonomia, quando il motore si commu-
ta automaticamente a benzina. E’ ormai chiaro a
tutti come il futuro possa essere solo idrogeno e
fuel cell. Bene, allora anziché remare tutti uniti in
questa direzione si disperdono le forze in mille
rivoli, per far finta di essere più bravi degli altri?
Ci sono gli automobilisti, che pagano fior di soldi
per tanta elettronica inutile in auto. In macchina
si guida, non si guarda internet o la televisione;
i passeggeri possono farlo. Ogni anno in teoria
si dovrebbe cambiare veicolo perché ora che
arrivano i motori Euro 6, sembra che gli Euro 4 si-
ano portatori di malattie infettive. Per non parlare
poi di Euro 3, assolutamente preistorici e conta-
giosi! Siamo seri ragazzi, una volta con un’auto
si facevano almeno 100.000 km ed erano tecno-
logicamente inferiori a quelle di oggi. Adesso si
vorrebbe che la gente cambiasse l’auto come
un maglione, quando si arriva tranquillamente al
doppio della possibilità di percorrenza. Abbiamo
un circolante vecchio di 10 anni, si dice. Vecchio?
Ecco, uno dei problemi dell’auto è proprio quel-
lo di essere considerata non più come un bene
immobile, ma come un elettrodomestico di con-
sumo. Una volta si riparavano gli elettrodome-
stici, oggi si buttano, perché tutto è consumismo
e tutto è tarato per durare un tempo stabilito. La
tecnologia diventa obsoleta ogni sei mesi. Ci si
riempie la bocca con car sharing, ma più aumenta
il car sharing, meno auto venderete cari produtto-
ri. Poi tra l’altro un’indagine europea ha stabilito
che car sharing, car pooling e noleggio a lungo
termine non faranno breccia nel grande pubbli-
co dei consumatori, che vuole sempre essere
proprietario della propria auto. Questi fenomeni
rimarranno minoritari, se ne tenga conto, anche
se fanno tanta notizia. Qualche produttore sta già
lavorando su tricicli ecologici: significa che è già
pronto a stravolgere il suo core business? Poi c’è
il discorso giovani: nessuno ha trasmesso loro la
cultura dell’automobilie, la passione, la voglia di
sfide e di emancipazione. Nessuno ha raccontato
loro della storia delle corse, delle imprese epiche
di tanti cavalieri, i cui collaudi negli anni hanno
portato ad arrivare alle soluzioni di oggi. Per loro
l’auto è come un telefonino, un semplice elettro-
domestico e nulla più. Forse perché non possono
permettersela preferiscono comprare il telefoni-
no. Ma una volta la prima auto era quella di terza
mano della zio, e la voglia di averla era tanta. Una
volta da ragazzi si andava a fare lavoretti umili,
pur di guadagnare qualche cosa. Oggi nessuno
vuole fare il cameriere perchè si lavora di sabato
e di sera. Meglio laurearsi fuori corso in legge o
economia anche se si è degli asini, e farsi mante-
nere da papà. Su costruttori, fate fronte comune
e alzate la voce di fronte alle strumentalizzazioni
“politicamente corrette”. Smettetela di fare fumo
col superfluo e concentratevi sull’hardware. Tra-
smettete la cultura dell’auto anche attraverso le
competizioni, che portano know-how e sviluppo.
Fate fronte comune per equiparare le norme di
omologazione in tutto il mondo, anziché aver-
ne un trentina diverse. Fate fronte comune sulla
svolta tecnologica dell’auto del futuro. Per avere
infrastrutture, strade, parcheggi degni di questo
nome. Per ottenere una politica fiscale uguale ed
equa in Europa, altrimenti non serve a nulla una
moneta unica e nemmeno un’Unione Europea. La
vostra forza economica vi permette di fare fron-
te comune e di farvi ascoltare. Ne va del vostro
business futuro. Utopia? Sopravviverà comunque
sempre qualche lettore di Kerb, innamorato delle
auto senza gadget, quando queste si guideranno
da sole, e il mondo sarà quello di “Blade Run-
ner”. Pochi superstiti dell’auto sportiva. Godetevi
i servizi ambientati in Toscana in questo numero…